L’estate si sa è sinonimo di relax, spensieratezza e leggerezza. Tra una recensione e un’anteprima mondo play vi proporrà quindi un articolo “soft” nel quale fare insieme a voi una riflessione, semiseria, su di un particolare aspetto del nostro rutilante mondo nerd: la figura del giocatore e le sue innumerevoli declinazioni.
Ogni gruppo di gioco che si rispetti è come una grande famiglia. Ci si vede tutto l’anno, quasi sempre dopo cena e ci si riunisce approfittando dell’ospitalità dell’uno o dell’altro, sfidando ogni volta la “wife” di turno.
Quest’ultima infatti è capace di tenere il broncio per giorni interi e di richiedere, il più delle volte, il pagamento di un dazio pesantissimo (leggi uscita domenicale con destinazione IKEA o un centro commerciale a caso).
Proprio come all’interno di una famiglia ogni membro si contraddistingue per il suo carattere e nel nostro caso, per come vive l’esperienza di gioco, facendo emergere così delle figure stereotipate, delle vere e proprie “razze” ludiche. Proviamo a vederne alcune.
Il giocatore affetto da P.d.A.
La sindrome da P.d.A. colpisce generalmente almeno uno dei componenti del gruppo di gioco. Parliamo della pericolosissima e temuta Paralisi da Analisi. La persona che ne soffre il più delle volte non si accorge nemmeno dei palesi sintomi che accusa e tende a negare l’evidenza più schiacciante.
Secondo studi approfonditi svolti dal M.I.T (Massachusetts Institute of Technology), la P.d.A. risulterebbe la principale causa degli sforamenti dei tempi di partita indicati sulle confezioni dei giochi da tavolo e del conseguente accantonamento definitivo degli stessi sugli scaffali dei malcapitati acquirenti.
Ma in cosa consiste questa pericolosa malattia? Semplice, il giocatore entra in un vertiginoso loop “quantistico” mentale che gli impedisce di prendere una decisione definitiva sulla mossa da compiere. Indipendentemente dal numero delle possibili reali ed oggettive azioni da svolgere (scaturenti da un Munchkin qualsiasi fino ad arrivare ad un Twilight Imperium), il poverino tenderà a ricalcolare e riconsiderare ogni singolo pro e contro, ogni singola opzione possibile non riuscendo comunque a prendere una decisione. Normalmente la situazione tende a sbloccarsi solo con “l’invito a decidersi” più o meno delicato dei compagni. A quel punto il “paralizzato” uscirà improvvisamente da questo limbo ipo-sensoriale blaterando una cosa a caso e compiendo finalmente la sua mossa. Il più delle volte errata.
Il “Ripensante”
Questa particolare categoria di giocatori di solito viene confusa con quella affetta da P.d.A. Se ad un primo sguardo le due problematiche sembrerebbero coincidere ad una analisi approfondita ci possiamo rendere conto della evidente discordanza.
Il soggetto in questione, come colui che è affetto da P.d.A. tende a dilatare il proprio turno di gioco sfidando le leggi che regolano lo spazio-tempo, ma aggiunge un tocco di classe capace di ricreare un effetto “entropia” da far impallidire l’universo stesso.
Proprio quando sembra che abbia compiuto la propria mossa e il giocatore successivo sta muovendo le sue pedine o giocando le sue carte il “Ripensante” blocca tutto e obbliga i malcapitati compagni a ritornare sui loro passi perché “in realtà avrebbe dovuto compiere tutt’altra azione”!
A quel punto nel caos generale cercherà di ripristinare le condizioni iniziali ripercorrendo a ritroso le mosse fatte dagli altri giocatori e da se stesso, sbagliando immancabilmente e alterando per sempre il “continuum spazio temporale”. Risultato: partita falsata e “scazzo” generale di tutti…
Inutile dire che, nel malaugurato caso le due patologie sopra descritte fossero presenti al contempo nello stesso soggetto, costui diventerebbe una sorta di arma di distruzione di massa, capace di annientare interi gruppi di gioco…un “Boardzilla” devastante…
Il “Baro…ne”
No. Non stiamo parlando di un titolo nobiliare o di un appartenente ad una classe altolocata. Ci riferiamo invece a quello che, comunemente, viene definito “grande baro” altrimenti detto “miccarello” o furbetto.
Come accade al cleptomane, il soggetto affetto da “barite acuta” viene letteralmente travolto da un impulso incontrollabile. In quel fatidico momento la sua percezione della realtà viene alterata e si auto convince che, come fosse un novello Neo, il tempo si possa piegare e manipolare a suo piacimento.
Gli altri giocatori si trovano quindi ad assistere il più delle volte a goffe e divertenti mosse attraverso le quali il “Barone” è convinto di rimediare ai suoi errori senza essere visto dagli altri. Meeple spostati e ricollocati, dadi ritirati, carte riprese in mano e scambiate: insomma, un campionario di strafalcioni ludici che il più delle volte suscita ilarità e tenerezza negli altri giocatori.
Se cercheremo poi di far notare l’evidente tentativo di imbroglio, il soggetto colto in flagranza tenterà una funambolica arrampicata sugli specchi che si concluderà col classico campionario di scuse miste a imbarazzo.
Alcune di queste “giocate” rimarranno nella memoria ludica dei presenti per sempre e verranno tramandate ai futuri adepti come leggende straordinarie…
Il “Castoro”
A chi non piace vincere? Il gioco in fondo è competizione e primeggiare, magari dopo una lunga e tesa partita è sicuramente fonte di immenso piacere, chi dice il contrario è un ladro o una spia e non è figlio di Maria.
C’è però un particolare esemplare di homo ludens (J.Huizinga docet) che fa della vittoria l’unico risultato possibile. Lo si può riconoscere facilmente da alcuni particolari. Tende solitamente ad evitare e denigrare giochi aleatori nei quali non può avere il completo controllo della situazione. Immancabilmente quei titoli diventeranno “boiate sesquipedali” e verranno boicottati a prescindere.
Durante la partita il giocatore non mancherà di sottolineare, non senza un pizzico di velata ironia, l’intervento della dea bendata a favore degli altri giocatori mentre le sue mosse saranno comunque vittima di macumbe e sortilegi malefici.
Il culmine verrà raggiunto al termine della partita che, se non lo avrà visto vincitore, lo vedrà sciorinare una serie imbarazzante di “se” e “ma”. Il rumore assordante della “rosicata” può essere udito anche a diversi metri di distanza disturbando generalmente anche gruppi di gioco vicini.
Il “ghost player”
Figura mitica, quasi eterea ed impalpabile il “ghost player” vive di luce riflessa e nel ricordo più o meno sbiadito dei suoi compagni. Presente nei vari gruppi social, sempre pronto alla battuta e a discutere del più e del meno, alla domanda: “allora, chi viene questa sera a giocare?” sovente risponderà affermativamente, suscitando lo stupore di tutti.
Tutto inutile…
Il giorno successivo giustificherà in modi diversi la sua mancata apparizione: dal classico “mi sono addormentato sul divano” all’intramontabile “nome di donna a caso mi ha chiesto di andare da lei e non ho potuto dirle di no, sapete…tira più…”.
Avere un ghost player nel proprio gruppo però è una cosa bellissima: quelle pochissime occasioni in cui la sua presenza fisica sarà reale, l’emozione travolgerà i presenti regalando sensazioni indimenticabili. Evviva i ghost player!
Lo “smemo”
Quest’ultima categoria di giocatore è forse quella che, più di tutte, può indurre razioni violente o poco “civili”. Mi spiego.
Lo “smemo”, come avrete intuito è colui che, anche dopo la spiegazione più precisa e puntuale tende a dimenticare regole importanti del gioco. Non lo fa apposta, la confusione regna sovrana nella sua testa e la somministrazione convulsa di nuovi regolamenti non lo aiuta affatto.
Lo “smemo” diviene così una sorta di mina vagante, tanto pericoloso per se stesso quanto per i suoi compagni. Infatti, il rischio maggiore non è tanto l’avere al tavolo un avversario nullo (poco male direte voi), ma un avversario nullo che con una sua mossa avventata possa regalare la vittoria ad uno dei giocatori mandando alle ortiche i sacrifici fatti da tutti gli altri.
Ecco perché generalmente gli “smemo” vengono trattati come appestati ed evitati come buche sull’asfalto.
Ultimamente sono venuto a conoscenza di gruppi di supporto psicologico che favoriscono il reinserimento degli “smemo” nelle comunità ludiche. Per me c’e’ ancora speranza…
Vi riconoscete in qualche mitica figura ludica? Se siete a conoscenza di ulteriori categorie di giocatori? Commentate e fatemi sapere!
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