Questa settimana abbiamo incontrato l’autore di Stay Away e Last Friday per parlare del suo ultimo progetto nato sulla piattaforma Kickstarter, l’attesissimo Tales of Evil!
Antonio Ferrara, classe ’76, scrittore e poi autore di giochi da tavolo. Pubblica nel 2002 Gli Occhi del male con il quale arriva in finale al concorso Stephen King Horror.IT. Dopo alcuni brevi racconti pubblicati su e-book (Fiabe striscianti e Doppio Incubo) o inseriti in varie raccolte (il racconto Lucilla nell’antologia Storie Fantastiche; La Manicure in 50 schegge di paura; Il frutto del credo nell’antologia Favole della mezzanotte e 3540 per l’Italian Noir), esce nel 2014 il romanzo L’urlo bianco e sempre nello stesso anno il thriller Neila, quest’ultimo solo in formato e-book, che lo consacrano scrittore Horror di tutto rispetto con storie ambientate tra piccoli borghi del nostro paese.
Il suo debutto nel mondo dei giochi da tavolo avviene nel 2014 con il card game Stay Away a cui fa seguito nel 2016 il boardgame Last Friday palesemente ispirato alle atmosfere horror del film Venerdi 13.
“Prima di tutto un doveroso ringraziamento ad Antonio per averci permesso di disturbarlo in un periodo molto intenso in cui sta prendendo forma il suo nuovo progetto, l’attesissimo (anche da me, essendone un backer!) gioco da tavolo Tales of Evil.“
Antonio, il tuo nuovo gioco ha avuto un successo pazzesco sulla piattaforma Ks. Te l’aspettavi?
Vuoi una risposta falsa ma da modesto, oppure vera ma da spaccone? Vabbè te le do entrambi: Assolutamente no, è stata una vera sorpresa (falso). Sinceramente, si. Si è lavorato duro e per tanto tempo e se non fossi riuscito a finanziare almeno il 500% ci sarei rimasto malissimo (vero). A parte queste elucubrazioni la verità è nel mezzo. Kickstarter è un’esperienza unica che consiglio di fare perché mette in gioco tante cose belle come le emozioni.
Come mai, dopo l’esperienza con la casa di produzione Pendragon Game studio hai deciso di riaffidare al crowdfunfing il finanziamento di Tales of Evil?
Perché io a differenza di altri Game Designer non ho un primo lavoro (scelta personale) e quindi oggi vivere di soli diritti d’autore è praticamente impossibile, quindi ho deciso di mettermi in gioco in prima persona per poter fare della mia passione il mio lavoro. Oltre a questo c’è da dire che Tales of Evil per i costi sostenuti e quelli che ancora sto sostenendo è un gioco molto costoso da realizzare e che non avrebbe visto la luce senza una campagna di crowdfounding.
La fase realizzativa dei progetti ks è solitamente molto lunga e travagliata. Tales of Evil sta rispettando le tempistiche programmate? (tranquillizza tutti noi poveri backer!)
Nel momento che ti scrivo il comparto grafico è praticamente ultimato, mentre per i Capitoli (quest) ci stiamo ancora lavorando perché hanno bisogno di essere testati più volte prima di poter essere mandati in stampa. Forse slitteremo un pochino con la consegna, ma giusto un pochino (spero).
A capo del progetto artistico hai la bravissima Sara Staffelli. Come nasce la vostra collaborazione?
Sara è una persona fenomenale e non solo sotto il punto di vista artistico, ma anche sotto il profilo umano e personale. Ci conosciamo da tanto tempo e insieme abbiamo anche un videogame in sospeso che è da troppo tempo fermo. Vedremo. Inoltre l’intera squadra che ha partecipato alla realizzazione di Tales of Evil merita un plauso. Sono stati tutti bravissimi e soprattutto hanno lavorato con il cuore.
Prima Stay Away, poi Last Friday:possiamo affermare che Tales of Evil rappresenta la tua piena maturazione come game designer?
Mi piace spingermi sempre oltre, altrimenti non avrebbe senso il mio lavoro e in quest’ottica d’idee posso dire che Tales of Evil è il progetto a cui tengo di più e anche il più complicato da sviluppare sotto tutti gli aspetti. È il mio “IT” e ci tengo particolarmente.
Il gioco si rifà alle “mitiche” atmosfere horror dei film degli anni ’80. Sei particolarmente legato a quel periodo della tua infanzia? Raccontaci un aneddoto legato alla tua giovinezza che riguarda il mondo dei giochi da tavolo.
Quasi tutti i miei giochi riguardano in un modo o nell’altro la mia adolescenza che si è consumata negli anni 80. Quando penso a un gioco mi faccio sempre la stessa domanda, ovvero: “Quale è il gioco che avrei voluto giocare da ragazzino?” Quindi in realtà è il bambino che vive dentro di me (non vuole sapere di andarsene) che consiglia il gioco e solo in un secondo momento l’adulto lo sviluppa (almeno ci prova). Da ragazzino mi divertivo a modificare i giochi esistenti creandone degli altri. Uno di questi completamente rimaneggiato spero che veda la luce molto presto.
Tales of evil strizza l’occhio anche ai famosi libri game di qualche anno fa. E’ stato difficile integrare e bilanciare l’aspetto narrativo con le meccaniche tipiche dei giochi esplorativi?
Tales of Evil nasce per creare qualcosa di nuovo (molto difficile oggi) e in quest’ottica volevo un gioco in cui l’ambientazione e l’epicità la facessero da padrone e mentre lo sviluppavo mi sono reso conto che avevo messo insieme un gioco, un romanzo, un libro game e avevo fuso alcuni generi come l’esplorativo e il dungeon crawler. Quando mi sono fermato per riprendere fiato mi sono guardato indietro e mi sono spaventato perché avevo paura di aver creato un pasticcio, ma le persone che ci giocavano si divertivano e partecipavano e ne volevano sempre di più e solo allora mi sono reso conto che funzionava. Non è stato pensato a tavolino (nessun dei miei giochi nasce in questo modo), ma è venuto e basta, ma c’era ancora qualcosa che mancava per renderlo davvero unico… il Fusion System.
Ecco, appunto, il “Fusion System”. Cosa ci dobbiamo aspettare a livello di gameplay e come nasce questa idea?
Il Fusion System nasce da un’esigenza narrativa del gioco. È venuto solo in un secondo momento. Senza fare spoiler, posso dire che il Fusion è stata una vera e propria necessità, un diamante sporco trovato quasi per caso nel flusso dei pensieri e delle idee. Volevo che chi giocasse a Tales of Evil lo ricordasse per sempre. Che in qualche modo vivesse un’esperienza unica da portare per sempre nei propri ricordi e la fusione tra la realtà e quella dei personaggi del gioco era l’idea che mancava per rendere l’esperienza di gioco molto più divertente e totalizzante. Non sono solo i personaggi ad agire, ma anche tu, si proprio tu che ora sta leggendo queste righe.
Credi che vi saranno future espansioni per Tales of Evil?
Sarei un bugiardo a dirti che non ci ho pensato. Tales of Evil mi ha impegnato per anni ed ha tante storie da raccontare ed è giusto che abbia le sue espansioni a patto che i giocatori che vivranno l’esperienza le richiederanno.
Potresti svelarci in anteprima se hai in cantiere qualche nuovo progetto ludico a medio/lungo termine?
Tales of Evil 2 (almeno un seguito ce lo concediamo), un gioco narrativo di sole carte, il gioco di ruolo di Tales of Evil e un party game mooolto particolare.
Parecchia carne al fuoco quindi….un ultima domanda: è vero che hai intenzione di trasformare la storia che sta alla base di Tales of evil in un tuo prossimo romanzo d’avventura?
Tales of Evil nasce come progetto ad ampio respiro. Il mio desiderio sarebbe quello di sviluppare le storie dei Pizza & Investigation non solo sotto forma di gioco da tavolo, ma sconfinando anche in altri tipi di prodotto (che brutta parola) vedi ad esempio il gioco di ruolo, romanzi, fumetti e così via. Questi ragazzini hanno tanto da dire e mi farebbe piacere farli esprimere a 360 gradi.
Ringraziamo ancora il nostro caro Antonio per il tempo dedicatoci, Ti auguriamo un grosso in bocca al lupo e speriamo di risentirci presto con altre succulente novità legate all’universo nerd! Ciao!
Grazie a voi per l’ospitalità. Ci vediamo dall’altra parte, nel mondo di Tales of Evil 😉
Questo è il link dove potete trovare tutte le notizie e gli aggiornamenti su Tales of evil: https://www.talesofevil.com
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