Questa volta vi portiamo a riscoprire un classico senza età, I Coloni di Catan, uno dei giochi più amati di sempre. Non a caso viene messo sul podio da moltissime classifiche all-time di board game.
Ideato in Germania da Klaus Teuber, è stato distribuito nel 1995 dalla Franckh-Kosmos Verlag, vincendo subito i maggiori premi tedeschi. Negli anni successivi è stato tradotto in più di trenta lingue, vendendo oltre 15 milioni di copie. Per farvi capire il peso specifico di questo titolo, il termine “german” che viene usato in ambito ludico, deriva proprio da esso. Andiamo quindi ad analizzare questa pietra miliare.
L’obiettivo del gioco sarà quello di colonizzare Catan, un’isola generata casualmente assemblando Tiles di forma esagonale. Ad ognuno di essi verrà assegnato un numero e tramite il lancio dei dadi (2 a sei facce), questi produrranno risorse. Quindi la foresta produrrà legno, il pascolo la lana, il campo il grano, la collina l’argilla, la montagna il minerale ed il deserto nulla.
Il nostro scopo sarà quello di raccogliere risorse, che ci serviranno per costruire strade (che saranno piazzate sui bordi delle tessere) e colonie (che dovranno essere messe sulle intersezioni dei Tiles). Il bello di questo sistema sta nel fatto che dove viene piazzata una colonia o una strada di un giocatore, non può essere costruito nient’altro, pertanto, tenendo presente che colonie e strade dello stesso colono devono essere tutte collegate tra loro, una gestione mirata delle costruzioni, può portare a bloccare uno o più giocatori, limitandone l’espansione.
Per rendere ancora più “cattivo” il gioco, l’autore ha anche inserito il “brigante”, una pedina che quando il giocatore di turno totalizza un 7 ai dadi (numero che non è presente sui Tiles), deve essere spostata dallo stesso su un settore a piacimento: quel terreno non produrrà più risorse fino a che il brigante non viene spostato nuovamente.
Il giocatore di turno, prima di costruire può anche commerciare con gli altri giocatori, ad esempio: a me manca un legno per costruire una colonia, chiedo ad un giocatore se lo scambia per una lana, egli potrebbe accettare, oppure approfittando della mia necessità potrebbe chiedere anche 2 o più lana in cambio. In alternativa possiamo costruire una colonia vicino alle zona di mare, per poter scambiare merci dalla mano alla riserva comune.
Al raggiungimento di determinati obbiettivi, entreremo in possesso di un certificato che ci fornirà due punti vittoria, ma attenzione perché se un altro giocatore supererà il nostro obbiettivo, dovremo cedere a lui il certificato. Quindi colonie, città (l’upgrade delle colonie) e certificati ci forniranno punti vittoria: chi arriva prima a 10 vince!
I coloni di Catan è un gioco semplice da spiegare, con poche regole ma che danno una profondità notevole alla giocabilità. A volte puo’ risultare molto “cattivo”, quindi se siete dei “rosiconi” , non è un gioco che fa per voi. L’estate scorsa l’ho spiegato a mia figlia e ai miei nipoti, età media 10 anni: oltre ad aver capito subito le regole, non potete immaginare la mia soddisfazione quando li ho sentiti discutere perché quello gli aveva bloccato la strada o quell’altro aveva messo il brigante sulla montagna confinante con la sua colonia!
Se proprio vogliamo trovargli un difetto, il tiro dei dadi aggiunge un po’ di alea, ma non determina pesantemente l’esito del gioco. Nonostante diverse partite all’attivo e quasi 25 anni di onorata carriera, Catan fa ancora la sua sporca figura su un tavolo da gioco, vi consiglio vivamente di rispolverarlo!
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