Attraverso questa nuova rubrica, che si inserisce nella sezione Classic di Play mondo, vogliamo focalizzare il nostro interesse verso quei titoli magari un po’ vecchiotti e datati ma capaci ancora di farci divertire ed emozionare.
Il mondo dei giochi da tavolo è in continuo movimento e ogni anno vengono pubblicati centinaia di nuovi titoli tra edizioni retail e kickstarter. Purtroppo scegliere, come ben sapete, è diventato difficile e molte volte si rischia di acquistare in modo compulsivo per poi accorgersi che quel titolo altro non è che una rivisitazione, magari un po’ “pimpata” nei componenti, di un vecchio gioco che sta tristemente prendendo polvere da anni sul nostro scaffale.
Lo scopo di questa rubrica sarà proprio quello di riaccendere in voi l’interesse verso quei titoli che non intavolate ormai da troppo tempo ma che possiedono meccaniche originali che ancora oggi vengono riprese ed adottate da molti giochi di ultima uscita.
Ideato da William Attia, viene pubblicato per la prima volta nel 2005 in Francia ed in Inghilterra grazie ad una casa di produzione indipendente, la Ystari Games, l’edizione italiana si ha nel 2015 grazie alla Uplay.it.
Gioco praticamente indipendente dalla lingua se non per il regolamento, dotato di una componentistica elegante ma essenziale, riesce in poco spazio e pochi elementi a racchiudere il “piazzamento lavoratori” che ancora oggi viene considerato “definitivo” perché perfettamente bilanciato e non buggato da una strategia dominante. A William Attia bisogna dare quindi il merito d’aver affinato con Caylus una meccanica fino ad allora solamente accennata in altri giochi, come lo sconosciuto quanto tecnicamente perfetto Bus della Splotter datato 1999. Tale meccanica diventerà poi il motore principe di quasi tutti i giochi deterministici, comunemente detti German, inaugurando un filone che ancora oggi riesce a sfornare dei veri e propri best seller come il recente Architetti del regno occidentale che introduce inoltre una interessante ed originale variazione al tema.
Iniziamo col dire che Caylus, proprio per le sue caratteristiche, rappresenta una tappa essenziale nella crescita di ogni giocatore che si rispetti e secondo il mio modesto parere deve entrare a far parte del bagaglio ludico di tutti coloro che amano il gioco da tavolo.
Il plot del gioco è molto semplice: nel 1289 Re Filippo il Bello decide di erigere un castello nella piccola cittadina di Caylus per meglio difendere i confini francesi; noi impersoniamo dei capomastri che, costruendo e sviluppando la città intorno ad esso, cercheranno di conquistare punti prestigio per divenire il migliore agli occhi del Re.
Un primo aspetto importante che identifica Caylus è la totale assenza di alea. Nel gioco tutte le informazioni sono disponibili fin dall’inizio e le tessere che rappresentano le varie costruzioni sono disposte a faccia in su a disposizione di tutti i giocatori. L’approccio al gioco quindi dipende esclusivamente dal tipo di strategia che si vorrà adottare: mi dedicherò alla costruzione del castello mirando ai punti e ai privilegi che il Re elargirà oppure punterò ad espandere subito la città di Caylus prendendo possesso degli edifici più importanti e costringendo gli altri a regalarmi punti prestigio ogni volta che vorranno usufruire di tali azioni?
Tutti coloro che non digeriscono bene l’intromissione del “caso”, leggi pesca fortunata di carte o di tessere che può determinare variazioni in corsa nelle strategie iniziali troveranno in Caylus il gioco ideale.
Nonostante questo però la variabilità al setup viene garantita dal fatto che i sei edifici iniziali, che costituiscono le azioni base, vengono disposti a caso lungo il tragitto disegnato sul tabellone assicurando così tutte le volte una partenza diversa al gioco.
Diciamo questo perché a differenza di Stone Age ad esempio, dove una volta piazzati i nostri lavoratori le relative azioni possono essere compiute in qualsiasi ordine durante il nostro turno, in Caylus la meccanica ci costringe a risolvere le azioni percorrendo la strada principale dalle mura del castello in avanti incrociando quindi le azioni di tutti i giocatori.
Il risultato è spiazzante nei primi turni e i novellini (ma non solo) sovente giocheranno a vuoto proprio perché posporranno involontariamente l’ottenimento della risorsa all’acquisto della costruzione. Inutile dire che questa ulteriore difficoltà si trasformerà in grossa soddisfazione nel momento in cui riusciremo a creare una combo produttiva spostandoci in sequenza da un edificio all’altro della strada principale.
Vi piace inoltre l’interazione diretta? Vi divertite da matti a mettere costantemente il bastone fra le ruote ai vostri avversari? Ebbene Caylus rappresenta forse uno dei giochi più “cattivi” mai visti nel panorama dei gestionali da tavolo.
Qui non si parla solo di rubare la tessera che un altro giocatore aveva puntato da tempo, ma di vanificare totalmente l’azione programmata dal diretto avversario, costringendolo a saltare il turno! Il meccanismo “perverso” creato dall’autore si basa sul movimento indotto di una pedina chiamata Prevosto.
I giocatori potranno muovere tale pedina lungo la strada sia in avanti che indietro ed essa rappresenterà il limite oltre il quale tutte le tessere e le relative azioni saranno considerate inattive, cioè incapaci di produrre effetti. In pratica se noi abbiamo posto un nostro lavoratore su di una tessera che si viene a trovare sul percorso oltre la pedina del Prevosto tale lavoratore perderà ogni potere e avremo sprecato una azione.
Il Prevosto potrà essere mosso di tre spazi in maniera gratuita tramite una delle tessere fisse presenti sul percorso oppure pagando una moneta per ogni movimento durante la successiva fase del Ponte. Anche qui la completezza delle informazioni inerenti alla ricchezza di ognuno potrà determinare strategie volte a danneggiare chi magari non ha o non può spendere monete per “riaggiustare” il Prevosto.
Elegante e spietato nelle meccaniche, veloce nel setup, bello a vedersi e interattivo ai massimi livelli Caylus ancora oggi rappresenta la summa di ciò che un gioco da tavolo deterministico deve essere.
Non c’e’ spazio per la fortuna e durante la partita si sentirà solo il rumore delle vostre meningi che si spremeranno cercando di prevalere gli uni sugli altri.
Giocato in quattro da forse il meglio di se rimanendo all’interno delle 2 ore a partita e concedendo il giusto spazio di manovra ad ogni giocatore senza risultare troppo stretto. Capolavoro imperituro.
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